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2 mar 2015

Italia, ultima chiamata per la Russia

Prima della visita di Matteo Renzi a Mosca, a Milano si è discusso delle opportunità delle relazioni economiche tra i due paesi. Nel 2014 sono stati bruciati 5,3 miliardi di euro nell’interscambio tra Italia e Russia, ovvero meno 17 % sul 2013. E c'è naturalmente chi perde e chi guadagna da questa situazione

 

Bisogna fare tesoro dalle parole dei partecipanti al seminario sulle relazioni economiche e la cooperazione industriale tra l’Italia e la Russia, dal titolo “Opportunità malgrado la crisi”, tenutosi ieri a Milano: sono loro che sulla propria pelle vivono il disastro che stanno provocando le sanzioni e le contro-sanzioni. Per più di 10 anni si è registrata una crescita vertiginosa dell'interscambio Russia-Europa, e l'Italia era in prima fila. Ma il 2014 è stato drammatico: perdite miliardarie, rallentamento di investimenti, clima di apatia e sconforto. Stando ai numeri, perde l'Europa, mentre guadagnano gli Usa e la Cina: è chiaro ormai che l'autolesionismo del Vecchio Continente deve finire. Chiamando la Russia “un pericolo per Europa” (queste le voci da Oltreoceano e dalla Nato), certo non si aiuta a trovare le soluzioni vincenti in questo periodo di crisi.

La nuova chiave di lettura l'ha data l’ambasciatore d’Italia a Mosca, Cesare Ragaglini, che, in apertura del seminario milanese, ha detto in videoconferenza: “Bisogna cambiare passo. Il mercato russo non è solo uno sbocco, ma una base dove produrre e da cui distribuire”. Continua sulla stessa linea il console russo a Milano, Aleksandr Nurizade, che suggerisce di non perdere il potenziale che si è creato nei decenni. E rassicura: “Vi garantisco che in Russia l’interesse per l’Italia è rimasto invariato”.

Un momento dell'incontro a Milano (Foto: Evgeny Utkin)

Le grandi società russe, come Renova, cercano ancora partner in Europa e in Italia, come annota Natela Shengeliya, direttore Gruppo Renova in Italia. Gazprom diventa il primo e il più sicuro fornitore del gas per il Bel Paese (attualmente fornendo il 38% del totale). Come ha dichiarato Sergei Komlev (Gazprom Export), “quanto più si lotta contro il gas russo, tanto più il gas russo arriva in Europa, specialmente in Italia”. E infatti l’Italia è diventata il terzo cliente di Gazprom. “Spesso l’Europa, anziché badare al raggiungimento dell’obiettivo, rivolge tutte le attenzioni al mezzo con cui raggiungere gli obiettivi”, annota Komlev parlando del terzo pacchetto di energia. Forse ce l'avrà un po' con quelli che hanno distrutto il mercato stabile di contratti a lungo termine “Take or pay”: “Questa stupida lotta somiglia alla vostra storia, quando i barbari hanno distrutto Roma, e ci sono voluti secoli per ricostruirla”. Quindi, è probabile che si ritorni a questa formula in futuro, quando però il mercato sarà ormai distorto.


Adesso invece, più che parlare di opportunità malgrado la crisi, “le opportunità siamo obbligati a cercarle”, esordisce Aimone di Savoia, CEO di Pirelli Tyre Russia & CIS. “Pirelli ha iniziato a investire in Russia nel 2011; ci sono stati vantaggi e svantaggi, ma istintivamente abbiamo deciso di andare avanti e vogliamo aumentare la nostra quota di mercato.

Il pubblico in sala (Foto: Evgeny Utkin)

Anche perché produrre in Russia oggi costa meno che in Cina, e la produzione in Russia si rivela sia tattica che strategica”. Secondo le previsioni di Valery Vaysberg (Investment company Region), i bassi prezzi del petrolio e il rublo debole sono condizioni che rimarranno almeno per altri due anni e quindi è un ottimo momento per iniziare a produrre in Russia o, come dice l'avvocato Vittorio Loi, partner di Pavia e Ansaldo, cogliere le opportunità che esistono “non malgrado la crisi, ma grazie alla crisi”.

Il consiglio che in questo momento difficile dà alla Russia Gaetano Micciché (DG Intesa Sanpaolo) è quello di “aprirsi a nuovi fattori di ricchezza, come per esempio quello agroalimentare, dove un paese come l’Italia potrebbe anche dare supporto”. Nel frattempo gli investimenti a Mosca non diminuiscono, ma aumentano. “Ad esempio, il totale degli investimenti in infrastrutture è di circa 15 miliardi euro nel 2015; abbiamo questi soldi, e nessuno ha lasciato il mercato, malgrado le sanzioni: né Bombardier, né Siemens, né Alstom”, dice Vladimir Lebedev, consigliere del sindaco di Mosca. “La differenza è che adesso tanti cinesi cercano di farsi strada laddove sono stati lasciati degli spazi liberi dalle sanzioni e dalle contro-sanzioni”. È quindi facile perdere il mercato per gli europei, ma sarà difficile riconquistarlo.

 

 

Dunque, dalla situazione attuale guadagnano non solo i cinesi, ma anche i promotori delle sanzioni verso la Russia, gli Stati Uniti. Il loro interscambio con la Russia e con i paesi europei è cresciuto notevolmente dopo le sanzioni. Quindi, come dice il console Nurizade, “i numeri dicono chiaro a chi conviene questa situazione”. Ma è inutile piangersi addosso, bisogna andare avanti. “Guardiamo all’esempio del governo russo: tutti i suoi piani di ri-ammodernamento industriale sono stati confermati nonostante tutto. Questa è la dimostrazione che l’economia non si deve arrendere alle politiche sanzionatorie” conclude Antonio Fallico, il presidente di Banca Intesa Russia e il presidente dell’Associazione Conoscere Eurasia: “La cooperazione con la Russia adesso non è solo possibile, ma urgente”. 

 

fonte:  www.it.rbth.com