Triangolazioni e nuovi mercati per non morire di embargo russo
di Fiorella Girardo
Lo si sa, non esiste una soluzione a breve, né la possibilità di incidere pesantemente sui temi di politica estera che riguardano Europa e Usa. Ma esistono forme alternative di azione che possono almeno limitare i danni. Che sono tanti e sempre maggiori. Parliamo dell’embargo alla Russia che sta penalizzando il settore agroalimentare veneto e che «come un effetto domino comincia a pesare anche su altri comparti, dal turismo alla meccanica, perchè il Paese russo è molto nazionalista e l’invito fatto dalla autorità ai cittadini di non comprare prodotti provenienti dall’Europa sta avendo un effetto devastante per le nostre aziende». Nereo Laroni, consigliere regionale a capo della Commissione speciale per le relazioni internazionali, ha stigmatizzato così la ragione dell’incontro che stamani a Palazzo Ferro Fini ha radunato alcuni consiglieri, gli assessori all’Agricoltura Franco Manzato e alle Attività produttive Isi Coppola, e i rappresentanti delle categorie economiche.
A volere l’incontro, il terzo dall’inizio delle sanzioni, è stato il presidente del Consiglio Veneto Valdo Ruffato che per l’occasione ha invitato Roberto Luongo direttore generale dell’Ice, l’agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Due le indicazioni chiare lanciate da Luongo: l’escalation delle sanzioni e contro sanzioni innescate della crisi russo-ucraina non deve portare all’interruzione dei rapporti e delle reti commerciali tra Italia e Federazione russa. A questo proposito l’ufficio di Mosca dell’Ice sta continuando a lavorare per promuovere il made in Italy e parteciperà alle prossime fiere nella capitale russa. «La reazione russa alle sanzioni europee colpisce in particolare l’export veneto verso Mosca, che rappresenta il 19% dei 10 miliardi di esportazioni italiane effettuate nel 2013» ha confermato Luongo. Il settore più colpito è quello dell’ortofrutta e dell’agroalimentare con 220 milioni di export dal Veneto verso la Federazione russa (valori 2013), segue il settore della meccanica e della tecnologica (circa 100 milioni) e poi quello della concia e dei pellami semilavorati, il cui valore sfiora i 60 milioni.
Ulteriori preoccupazioni potrebbero aggiungersi per i settori della moda, dell’automobile e dei vini ed alcoolici se il governo russo deciderà di inasprire le restrizioni commerciali e di adottare misure ancor più nazionalistiche.
«Ma la politica estera commerciale non va necessariamente di pari passo con la politica estera – ha avvertito il numero uno dell’Ice – in questo momento la nostra sede a Mosca è attiva e sta dando continuità alla rete di eventi promozionali e di relazioni commerciali tra Italia e Russia”. Da qui l’invito a non gettare la spugna e a coltivare con cura i rapporti commerciali con i loro partner della Federazione russa, anche facendo ricorso a triangolazioni con i paesi extraUe. Sono settimane, ormai, che molte aziende esportatrici ricevono inviti da paesi come Bosnia o Serbia di far passare attraverso di loro le merci, in modo da bypassare i divieti. «Attenzione agli interlocutori – ha messo in guardia Luongo -. In questa fase geopolitica non è possibile pensare di rimpiazzare il mercato russo con altre aree commercialmente attrattive, vista l’instabilità geopolitica dell’area mediterranea e la grande recessione che sta frenando le economie dei maggiori partner commerciali mondiali. Né è pensabile che il mercato interno assorba quanto non possiamo più esportare a Mosca e a San Pietroburgo».
Per mitigare i danni subiti dal Veneto dalla chiusura dalle frontiere russe – simbolicamente rappresentati da un cesto di mele Granny Smith portato dalla Coldiretti come esempio delle tonnellate di frutta e verdura prodotte per i mercati russi e ora destinate al macero – le organizzazioni di produttori (Coldiretti, Confagricoltura, Copagri, Cia, Consorzio Grana Padano, Fruitimprese, Confcommercio, Confindustria e Federdistribuzione) hanno chiesto una preciso impegno delle istituzioni, a ogni livello, per rivedere le sanzioni europee, adeguati ed equi indennizzi e una riorganizzazione della filiera produttiva e commerciale del ‘made in Italy’ che valorizzi e promuova la qualità dei prodotti locali e sensibilizzi i consumatori all’acquisto di prodotti a “chilometro zero”. «Cerchiamo attori – ha fatto appello Giorgio Piazza, presidente di Coldiretti veneto – che sostengano la nostra campagna “Scelgo veneto” per promuovere e far consumare prodotti locali. Consideriamo un insulto dover assistere alla distruzione di interi raccolti, a causa del crollo dei prezzi e del destrutturazione della rete commerciale”. Un appello subito raccolto da Federdistribuzione, rappresentata da Pierluigi Albanese, che si è dichiarata disponibile a sensibilizzare i consumatori verso il consumo di prodotti di provenienza regionale.