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25 set 2014

Russia: l'effetto rublo sul mercato

Alcuni dei più importanti gruppi automobilistici, tra cui Ford, Renault e Fiat, hanno ridotto la loro produzione in Russia. Tra le principali cause di questo fenomeno vi è un calo del rublo del 10 per cento, che ha portato a un rincaro dei pezzi e dei componenti di marca straniera.
Secondo il presidente di VTB24 Mikhail Zadornov, nelle prime due settimane di marzo di quest'anno i clienti della banca hanno prelevato dai propri conti tredici miliardi di rubli; questi soldi per lo più sono stati cambiati in valuta estera e depositati nelle cassette di sicurezza presso la stessa banca. Un'altra parte del denaro è stata usata per effettuare acquisti di beni assai costosi, e i mezzi rimanenti sono stati trasferiti su conti esteri, come ha spiegato a Russia Oggi Zadornov. Questo comportamento dei clienti ha avuto due motivi: in primo luogo, gli avvenimenti in Crimea, e in secondo luogo il brusco calo della valuta nazionale.

Il valore del rublo dall'inizio dell'anno è sceso di oltre il dieci per cento. "L'interesse per i dollari effettivamente è aumentato, non solo presso la popolazione, ma anche da parte delle imprese: il deflusso di capitale nel primo trimestre di quest'anno, secondo le stime della Banca Centrale russa, è stato di 50 miliardi di dollari, una cifra paragonabile a quella dell'intero anno scorso", afferma l'analista esperto di macroeconomia di UFSInvestment Company Stanislav Savinov. Secondo Savinov, il rublo debole ha provocato un rincaro delle importazioni, il che a sua volta ha determinato una loro contrazione su scala annuale. In particolare, sono rincarate le attrezzature per fabbriche, i macchinari e gli impianti industriali: vale a dire, le componenti che permettono di aumentare la produttività del lavoro.
Nell'aprile di quest'anno lo stabilimento della Ford Sollers, una joint venture tra la compagnia americana Ford e la russa Sollers, situato nei pressi di San Pietroburgo, ha sospeso la produzione fino al mese di giugno; dall'estate, poi, lo stabilimento funzionerà con un solo turno di lavoro, ma l'azienda prevede circa 700 esuberi tra i suoi lavoratori. Tra le cause principali che sono state addotte c'è la svalutazione del rublo, il rallentamento dei consumi sul mercato interno, e il calo della domanda di automobili. A loro volta, l'azienda francese Renault e l'italiana Fiat potrebbero rinunciare all'assemblaggio di veicoli commerciali presso lo stabilimento MosavtoZil di Mosca. Le trattative con Renault si sono completamente arenate, mentre con Fiat proseguono, ma ormai senza alcun entusiasmo da parte italiana. Secondo un comunicato ufficiale di Renault, la decisione dell'azienda è stata dovuta in primo luogo all'indebolimento del rublo rispetto all'euro, che rende il progetto di produzione dei veicoli commerciali leggeri della casa francese presso lo stabilimento ZIL svantaggioso dal punto di vista economico.

Sostenere la produzione nazionale

L'indebolimento del rublo significa innanzitutto delle sovvenzioni ai produttori nazionali. Ma, come spiega Vasilij Jakimkin, docente presso la facoltà di Finanza e business bancario dell'Accademia Presidenziale russa di Economia nazionale e amministrazione pubblica, nell'era della globalizzazione guadagnano coloro che hanno un ruolo preminente nella creazione di valore aggiunto per mezzo delle compagnie russe. "Se i componenti sono forniti da partner stranieri, l'indebolimento del rublo provoca un rincaro della produzione. In Russia solitamente le importazioni nel settore automobilistico o non possiedono alcun analogo, oppure nel realizzare i prodotti russi si fa ampio uso di materiali e componenti d'importazione". Dal momento che gli stabilimenti russi acquistano le tecnologie innovative in Occidente, pagandole in valuta estera, anche per loro la caduta del rublo ha ostacolato il processo di ammodernamento di macchinari, impianti e tecnologie.

"In particolare, è successo proprio con le forniture di pezzi per l'industria automobilistica provenienti dall'estero. Per questo alcune linee di produzione sono state fermate e gli operai sono stati messi in ferie forzate non retribuite", spiega l'esperto. In conclusione, secondo le stime pubblicate ieri da Rosstat, gli utili netti delle compagnie nei mesi di gennaio-febbraio 2014 sono calati del 31,5 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Questo drastico calo dell'indice finanziario è il più grave dall'ottobre 2009, vale a dire dall'ultima crisi economica, e ha riguardato la maggior parte dei settori. Inoltre, se la situazione non cambierà, secondo il resoconto del Ministero delle Finanze l'economia russa al termine del secondo trimestre entrerà in recessione.
Del resto, nonostante tutto ciò, l'indebolimento del rublo ha già favorito l'industria russa, come testimoniano i dati di Rosstat. Nel mese di marzo la produzione industriale russa è cresciuta dell'1,4 per cento, e nel primo trimestre la crescita è stata dell'1,1 per cento. "Questi dati concordano con le nostre previsioni, secondo cui tra marzo e aprile l'indice era destinato a salire grazie al sostegno fornito ai nostri esportatori dal rublo debole", afferma Anton Soroko, analista del gruppo di investimento Finam. Per lo più, gli esportatori incassano i loro introiti in valuta estera, soprattutto per le forniture di petrolio e gas. Inoltre, secondo l'esperto, in marzo il volume del commercio al dettaglio nel paese è cresciuto del 4 per cento, nonostante le sanzioni internazionali e la difficile situazione politica.