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8 ott 2014

Embargo, Zaia tratta con i Russi: «A Roma non chiediamo nulla»

Ha l’aria di una mossa quantomeno azzardata (se non in odore di elezioni ormai vicine) quella che il governatore del Veneto Luca Zaia si appresta a fare su mandato della Giunta. Stamane ha annunciato alla stampa di essere stato incaricato di trattare direttamente con la Russia per superare l’embargo imposto dall’Unione Europea, a cui aderisce anche l’Italia. Lo stop alle esportazioni verso la Confederazione Russa, come ritorsione per l’invio di truppe di Ucraina, sta provocando gravi danni all’economia veneta. Dall’agricoltura alla meccanica, dal turismo alla conceria, sono molti i settori che soffrono lo stop all’export, ma pesa anche la rappreseglia che la Russia stessa sta mettendo in campo invitando i propri cittadini a non comprare italiano e a non venire nel nostro Paese.

«L'embargo per noi è una tragedia - ha detto Zaia al termine della riunione di Giunta-, una vicenda che potevamo tranquillamente evitare perché la Russia rappresenta per noi un mercato di eccezione, importante e ricco. Dichiarare guerra in questo modo è un po' la 'sindrome dei chihuahua, che è piccolo, abbaia tanto, ma, nel confronto fisico, viene subito sbranato. Perché, così facendo, non si porta a casa nulla. E ricordo che l'Europa non ci ha chiesto niente a riguardo». Il governatore dovrà avviare trattative con la comunità russa seguendo le vie diplomatiche e istituzionali affinché il Veneto esca dall'embargo. Ed è proprio questo il passaggio che puzza di campagna elettorale, perchè l’Italia ha aderito alle misure messe in campo dall’Unione Europea e la stessa Federica Mogherini, alto rappresentante della politica estera, nonostante sia considerata una ‘filo-russa’, condivide le azioni sottoscritte dalla Ue.

Che cosa potrà fare Zaia è tutto da vedere, nel frattempo è stata incaricata l'avvocatura di supportare il presidente per valutare se sussistano i presupposti per impugnare la materia. Tuttavia il governatore ha invitato i media ad «aspettarsi di tutto» e ai cronisti che gli chiedevano se si tratti di un atto di politica estera, Zaia ha risposto «direi proprio di sì. E non mi sembra che sia vietato dalla Costituzione. Noi rispettiamo i ruoli, ammettiamo che la politica estera la deve fare il Governo, ma abbiamo anche l'obbligo di difendere i veneti, tessendo relazioni e cercando di parlare con chi rappresenta una comunità con cui abbiamo rapporti consolidati. Poniamo quindi la questione, ed ammetto che ci sono già stati contatti ufficiosi, ma mi sembra il minimo che un governatore possa fare per difendere la sua gente. Non è una dichiarazione di indipendenza - ha proseguito -, ma la volontà di difendere fino in fondo i nostri ragazzi e i tanti imprenditori che si sono rivolti a noi».

Il governatore ha poi snocciolato i numeri del danno che l'agroalimentare sta subendo, quantificato in 4-600 milioni. «Se la Russia ci compra ad esempio il Grana Padano – ha concluso - e spero fortemente che la Russia ci dia l'ok a riprendere i rapporti, io glielo porto volentieri. E senza chiedere nulla a Roma».

Immediate le reazioni dell’opposizione che parlano di isolamento del Veneto.  «Se Zaia va avanti così saranno lui e soprattutto il Veneto a fare la fine del chihuahua, sbranati dal dobermann tedesco» ha commentato il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Lucio Tiozzo. «Penso solo alla reazione negativa della Germania, con la quale intratteniamo rapporti commerciali di importanza cruciale, di fronte a questa mossa folle. Capisco e condivido la difesa sacrosanta degli interessi delle imprese venete che hanno relazioni con la Russia. Ma queste – ha aggiunto Tiozzo - vanno tutelate per altri canali, sostenendole concretamente in questa fase e senza mettere a repentaglio l'intero sistema economico della nostra regione». «Sono le imprese venete ad aver bisogno dell'export con la Russia, che vale 1,8 miliardi l'anno. Visto che Renzi cala le braghe davanti alla Germania, Zaia fa benissimo a voler trattare con la Federazione, a tutela dei produttori già fiaccati dalla delflazione e dalle nuove tasse inventate dal PD, che, ricordiamolo bene, governa dal 2011» gli ha replicato il capogruppo leghista in Regione Federico Caner.